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ARTICOLO TRATTO DA "IL CITTADINO" DEL 13/05/2010 - I soldati nazisti a Graffignana
 

I soldati nazisti a Graffignana
In questi territori sorgeva un mega accampamento per il controllo del traffico aereo: la vicenda fino ad oggi poco nota è stata ricostruita con materiali inediti da Pallai
 

Ha girato l’Europa per studiare la storia di Graffignana. E ricostruire la vicenda dei protagonisti della Lutwaffe che operavano nel campo nazista di cascina Porchirola, dal dicembre 1943 all’aprile 1945. Daniele Pallai, 37 anni, di Graffignana, non si ritiene un intellettuale, solo un appassionato di storia. «Nella vita faccio il personal trainer - racconta -, ma sono un collezionista di cimeli storici. Mia nonna mi raccontava spesso che a Graffignana erano arrivati i soldati tedeschi. Dopo la sua morte, nell’88, più nessuno mi parlava di quel periodo. Così ho iniziato per gioco a fare delle ricerche, intervistando gli anziani di Graffignana, quelli che avevano dagli 85 anni in su». In tutti i loro ricordi emergeva sempre il nome di Werner Backhaus. Era un ufficiale che dopo la guerra tornò spesso a Graffignana a ritrovare gli amici che si era fatto negli anni ‘40. «Gli anziani - spiega Pallai - mi raccontavano di un furto di armi nell’accampamento. Se fossero venuti a saperlo gli altri ufficiali ci sarebbe stata una rappresaglia ai danni della popolazione. Allora Werner con l’aiuto del parroco e di altra gente riuscì a recuperare la refurtiva». L’ultimo sopravvissuto dell’accampamento è Otto Weyand, che oggi ha 86 anni. Anche quest’ultimo, come Werner tornò a Graffignana dopo la guerra in visita agli amici. «I parenti di Werner mi hanno dato le foto di quando era venuto a Graffignana a trovare l’ex titolare della locanda “I tre scalini” della piazza. Ho avuto anche una sua immagine con gli abitanti di Graffignana che risale agli anni tra il ‘57 e il 58, la prima volta che l’ufficiale tornò qua dopo la guerra. Otto arrivò, invece, nel ‘95. Sono andato a Colonia, a intervistarlo. Mi ha spiegato che il comandante dell’accampamento di Graffignana aveva giurisdizione fino a Melegnano e tutti i comandi tedeschi e fascisti dovevano far capo a lui». L’accampamento di Graffignana, dove si era instaurata la compagnia di trasmissione, era di 180mila metri quadrati. Adesso in quell’area sorgono capannoni e fabbriche. «Era l’accampamento più grande di tutta la provincia di Lodi - spiega Pallai -. Era un accampamento di primo livello. Insieme ad altri 4 campi del Nord, da Torino a Padova, era inserito in una fitta rete per il controllo del traffico aereo. Le baracche, nascoste sotto le piante, furono scoperte il 5 settembre del ‘44, alla vigilia del primo mitragliamento. La cosa che mi interessava di più era capire il rapporto che si instaurò tra i soldati e la gente di qua. Wermer tornò addirittura 15 volte in paese. In archivio, oltre alla ricerca scolastica della media Anna Frank di Graffignana, fatta nel 1978, non ho trovato molti documenti. Eppure quello di Graffignana non fu un semplice accampamento; aveva come compito il controllo aereo di tutta l’Italia settentrionale. Era l’unico con una funzione specifica in provincia di Lodi». Pallai si è fatto spedire da Londra anche i dossier degli interrogatori fatti a due prigionieri tedeschi che militavano in quell’accampamento. «Dopo l’ottobre del ‘44 - precisa - l’accampamento fu sciolto e a Graffignana rimasero solo i soldati sotto i 18 anni e sopra i 44. Quando funzionava a pieno regime, invece, l’accampamento sfiorava le cento unità». Numerose le interviste raccolte, in Italia e all’estero e le fotografie inedite comprese quelle che ritraggono Werner quando tra il ‘71 e il ‘72 tornò per la vendemmia. «Ora la mia ricerca sta giungendo al termine - si confida Pallai - sono stato pochi giorni fa anche al museo dei radar tedeschi, in Normandia. Presto sarà fatta luce su due anni bui della storia di Graffignana. Ho già pensato anche alla copertina e a un possibile titolo “I guardiani del cielo”.Cristina Vercellone

 

 

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