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ARTICOLO TRATTO  DA "IL CITTADINO" DEL 24/11/2010 - Responsabile degli infermieri accusata di lesioni
 

Responsabile degli infermieri accusata di lesioni
«Era allergico al lattice, rischiò la vita in corsia»

 

Secondo la procura della Repubblica aveva rischiato di morire per shock anafilattico e si era salvato solamente grazie al rapidissimo intervento di un’ambulanza del “118” che lo aveva trasferito d’urgenza dai poliambulatori dell’ospedale Fissiraga al pronto soccorso del Maggiore: un infermiere di 42 anni di Crespiatica è parte offesa nel processo per l’ipotesi di lesioni colpose e violazione della legge “626” sugli infortuni sul lavoro a carico di D.R.C., una dottoressa 44 anni, di Graffignana, all’epoca responsabile del servizio infermieristico dell’Azienda ospedaliera di Lodi. Il rinvio a giudizio era stato chiesto dal pm anche per un altro responsabile dell’Azienda ospedaliera, il dottor C., che però era subordinato al medico che tuttora è sul banco degli imputati e che per questo è stato prosciolto in un processo stralcio.Alla base dell’ipotesi di violazioni dei criteri antinfortunistici e di conseguenti lesioni ci sono due certificati medici che attestano che l’infermiere era allergico al latice di gomma, ampiamente utilizzato per i guanti di uso ospedaliero «ma anche per innumerevoli presidi che vengono utilizzati negli ambulatori dei dentisti», spiega l’avvocato Patrizia Cortesini, che assiste l’infermiere, costituito parte civile. Il pomeriggio dell’8 luglio del 2005 l’infermiere aveva ricevuto dai suoi superiori l’ordine di sostituire un collega presso l’ambulatorio del Fissiraga. «Un medico, appena l’aveva visto arrivare, gli aveva detto “ma cosa ci fai tu qui?” - ricorda l’avvocato -. E lui avrebbe risposto: “non mi posso sottrarre, se sto male mi soccorrerete subito, vero?“». Pochi minuti dopo questa frase, l’infermiere era crollato a terra con difficoltà respiratorie ed era stato salvato con iniezioni di cortisonici. Prognosi finale, tre giorni. «Il nostro perito ha chiarito che possono bastare anche molecole volatili di lattice per innescare la reazione allergica - prosegue l’avvocato Cortesini -. Quello dei guanti, che sapeva di non poter indossare a meno che non fossero realizzati in altri materiali, è un falso problema».A difendere la responsabile degli infermieri l’avvocato Matteo Giarda di Milano e suo padre Angelo, che aveva evitato la condanna ad Alberto Stasi per l’omicidio della sua fidanzata a Garlasco.La difesa punta a fare luce sulla “catena di comando” all’interno dell’Azienda ospedaliera e a fare emergere quali fossero gli uffici che dovevano essere tenuti a conoscere e tenere ben presente la patologia allergica dell’infermiere. Agli atti anche un fax che dall’ambulatorio di odontostomatologia era stato inviato alla direzione sanitaria aziendale. È comunque emerso che l’assegnazione dell’infermiere allergico a un servizio solitamente non di sua competenza era conseguenza di una carenza di personale infermieristico nella sanità pubblica, che esiste tuttora.Carlo Catena

 


 

 
 

 

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