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ARTICOLO TRATTO DA "IL CITTADINO" DEL 21/5/2011 - Il recupero che passa dal calcio


Alla sede della Wasken Boys il match organizzato dalla comunità Famiglia nuova
Il recupero che passa dal calcio
 

 

Giocano a calcio e ritrovano il piacere di stare insieme divertendosi. Senza farsi del male. I ragazzi reclutati dagli educatori di strada e quelli delle comunità terapeutiche per tossicodipendenti e giovani disagiati s’incontreranno oggi per la maxi finale, alla Wasken Boys. L’iniziativa sportiva, a sfondo sociale, è stata pensata da Famiglia nuova, per festeggiare i suoi trent’anni di attività a servizio degli ultimi. Insieme alle 7 comunità per tossicodipendenti della cooperativa fondata da don Leandro Rossi, ci saranno anche la comunità Oceano per minori, il Pellicano di Castiraga Vidardo, il Gabbiano di Pieve e i ragazzi dell’educativa di strada. Le finali si giocheranno oggi, sabato 21 maggio, a partire dalle 14.30. La prima partita è quella tra Montebuono-Tulipani di Magione e La Collina di Graffignana. Alle 16,30, invece, dopo l’incontro di pallavolo tra le operatrici delle unità operative, si incontreranno, invece, i ragazzi della comunità Papa Giovanni XXIII di Pianello Val Tidone e la Kairos di Cisano Bergamasco. «Sono 7 settimane che giochiamo - spiega il presidente della Wasken Boys Gigi Bisleri -. È inutile avere sul logo la scritta “Diffondere valori” e poi non diffonderli». La Wasken Boys è dalla prima giornata che sistema i campi e prepara ogni cosa, senza chiedere niente in cambio. «Abbiamo trovato in Bisleri una disponibilità incredibile - dice l’organizzatore e arbitro Massimo Bisioli -, ci ha accolti subito a braccia aperte e gratuitamente. Erano 2 mesi che cercavo il campo e non riuscivo a trovarlo. Alla prima squadra arrivata andrà la coppa del torneo che ormai, visto i risultati, abbiamo deciso di ripetere ogni anno. Visto che siamo cooperative sociali che si occupano di persone, avremo anche un premio per il fair play e uno per il miglior giocatore, sia dal punto di vista tecnico che comportamentale. Le età sono le più svariate: si va dai 16enni della casa Oceano ai 50enni delle comunità. Il calcio è un grande strumento di unione. Attraverso il football sono venute alla luce le dinamiche più nascoste delle persone. È stato un grosso vantaggio anche per gli operatori: hanno visto i loro ragazzi sotto una luce diversa. È stata una bellissima esperienza. Ogni settimana, dopo le partite, poi, c’era sempre un momento di festa con amici e parenti, picnic, torte e voglia di stare insieme. E oggi lo ripeteremo».D’accordo con lui anche Maria Rosa De Vecchi: «È stato bello ogni volta - dice - trovarci tutti insieme: familiari, ospiti, educatori, dirigenti e amici, solo per giocare. Il mio pensiero va a Leandro e a chi con lui ha iniziato trent’anni fa questo cammino. A lui voglio dire: “Leandro, l’avventura continua anche con altri giocatori».Cristina Vercellone



 


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